Odnośniki
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Andavo, protesa in avanti, con gli occhi che mi dolevano
per la luce della mattina. Un vento caldo mi seccava le la-
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Letteratura italiana Einaudi
Guido Piovene - Lettere di una novizia
grime e solo da questo m accorsi che, come mia madre,
piangevo. La strada era ancora deserta, l unica persona
umana della quale m accorsi fu una donna meravigliata
che ci guardò passare dalla finestra di una piccola villa.
Ma il velo delle lagrime mi aveva resa quasi cieca.
Giunte al convento insieme, senza piú parlare tra noi,
chiedemmo di vedere entrambe la madre superiora, che
pregai di tenermi con sé tutta la vita e di salvarmi da una
continua vergogna. Mentre io supplicavo, mia madre
guardava in terra, lasciando tremare il labbro, gli occhi
pieni di rughe, non pensando piú a me, ma affondata nei
suoi dolori. Appena ebbi finito chiese alla superiora
quello che anch io avevo chiesto, pregando di essere li-
berata di me. «Ah, io non desidero altro» allora dissi ri-
volgendomi di nuovo a lei con un grido. «E io nemme-
no» rispose; e cosí ci lasciammo. La superiora mi inviò
nel dormitorio, vuoto a quell ora e abbandonato. Io mi
gettai su un letto e dormii tutto il giorno.
Ho fatto il racconto fedele dell avvenimento che ho
omesso nella mia lettera a Don Scarpa; e l ho narrato ora
cosí freddamente, come se parlassi di un altra. Potete
giudicare se mi sono adulata.
Aggiungerò che mia madre, dopo che mi ha rovinata,
non solamente non si reputa in colpa, ma mi accusa di
averla offesa in modo tale che ancora oggi, a distanza di
anni, non ha finito di odiarmi e di vendicarsi. Essa re-
spinge ogni mio tentativo di liberarmi dei miei impegni,
minacciandomi una vita di umiliazione se non mi impri-
giono da me.
Questo è il motivo del mio recente contegno. Io sono
stata franca: salvatemi per pietà.
Dal Convento delle** a**, il 31 agosto 19**.
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Letteratura italiana Einaudi
Guido Piovene - Lettere di una novizia
LETTERA XVI
Don Paolo a Elisa Passi.
Mi sono permesso di chiedervi qualche minuto di col-
loquio per un affare della piú alta importanza che ri-
guarda il futuro di vostra figlia Margherita. Avrei prefe-
rito di molto trattare di questo a voce, ma la vostra
indisposizione ed il bisogno di far presto mi hanno con-
vinto a scrivervi e ad affidare il mio intervento alla vo-
stra discrezione.
Vostra figlia, come sapete, doveva pronunciare i voti
dodici giorni fa, ma la sua monacazione fu rimandata di
un mese, in seguito a qualche dubbio provato da lei e da
altri, sulla fermezza della sua vocazione. Per ordine del
nostro Vescovo feci una breve inchiesta, interrogando la
novizia, che rispose però in modo tale da rassicurarci
del tutto. Ma poco piú tardi mi scrisse di essere stata in-
sincera e mi aprí l animo suo. La sua vocazione, mi scris-
se, era sforzata e falsa. Era chiusa in convento non di sua
libera elezione, ma come una prigioniera, in parte per-
ché costretta da una volontà estranea, interessata ed
ostile, in parte perché tenutavi da certi suoi risentimenti
e disgusti, umanamente comprensibili, ma che non si
possono ammettere come moventi della decisione solen-
ne di prendere i sacri voti. Penso che voi comprendiate
la gravità di quanto scrivo. Il suo desiderio maggiore, di-
ceva inoltre vostra figlia, era di lasciare il convento, ed
avrebbe chiesto di farlo, se non avesse trovato un osta-
colo in voi. Ecco poi come esponeva l origine delle sue
traversie. Alcune imprudenze commesse davanti a lei
nella vostra vita piú intima, alcune confidenze che si ri-
servano per solito al confessionale, la vostra mancanza
d amore, e insieme una grave disgrazia che essa collega
alla vostra freddezza, le avrebbero dato un disgusto cosí
forte della sua casa, da suggerire alla sua mente eccitata
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Letteratura italiana Einaudi
Guido Piovene - Lettere di una novizia
di chiudersi in un convento. Voi avreste favorito allora
questo suo errore per allontanarla da voi; ora le impedi-
reste di tornare nel mondo, preannunciandole una vita
peggiore di quella che pur desidera fuggire.
Vi ho prospettato le sue lamentele con una crudezza
che forse non avrei usato con altri, perché il racconto
che Margherita mi ha fatto della vostra vita comune mi
ha persuaso che nulla vi sia difficile come ottenere tra
voi la sincerità e chiarezza senza le quali non v è accor-
do. Ritengo perciò opportuna l opera di un sacerdote,
che agisca da intermediario. Mi auguro che questa lette-
ra sia il fondamento di una convivenza migliore. Essen-
do ormai evidente che vostra figlia non può essere suo-
ra, dovrei farla subito uscire da un luogo che non è per
lei. Ma il mio dovere sacerdotale mi impone di non get-
tarla allo sbaraglio e di predisporle nel mondo, se questo
mi riesce possibile, una vita cristiana.
Vostra figlia non nega, in quello che mi scrive, di aver-
vi offesa gravemente e ripetutamente. Ma se nelle sue let-
tere vi è anche un fondo di vero, vi chiedo con urgenza
che diate prova della vostra superiorità e vi mettiate in
contatto con lei; le dimostriate che ormai, passati gli an-
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