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Letteratura italiana Einaudi
Alberto Savinio - Casa La vita
IL CASTELLANO DI PHILIPPEVILLE
La mia sorte girovaga mi ha fatto approdare in questa
cittadina marittima dell Algeria. A una citt senza docu-
menti di nobilt, senza tradizioni; creata meno di un se-
colo addietro da piccole convenienze commerciali, da
comodit di scalo.
Cento anni fa, le truppe destinate alla conquista di Co-
stantina furono sbarcate a Bona, e quindi avviate verso la
citt che Massenzio distrusse e l imperatore cristiano rie-
dific. Espugnata la citt che di poi divent capoluogo di
provincia, i conquistatori si avvidero che il porto natura-
le di Costantina non Bona, ma una baia che si apre a
cento chilometri a ponente, presso il borgo marittimo di
Stora. Intorno a questa baia fu edificata la citt di Philip-
peville, che prese il nome da Filippo d Orleano.
Stora, mi dicono i vecchi della regione, un borgo
antichissimo e la sua origine risale ai Fenici. Nell ar-
cheologia del mondo mediterraneo, i Fenici sono quello
che il pomodoro nei condimenti. La Stora dei nostri
giorni un villaggio di pescatori italiani. Gente chiusa,
di commercio difficile e che fa comune a s. Mi spie-
go: bench tra le catapecchie di Stora e le abitazioni di
Philippeville non ci sia soluzione di continuit, gli sto-
riani non hanno voluto saperne di lasciarsi assorbire dal-
la citt, e in mancanza di meglio difendono coi denti la
loro indipendenza comunale.
Dietro i tetti di Stora si leva la Montagna delle Scim-
mie. A detta dei gi citati vecchi della regione, le scimmie
su questo monte sono in gran numero e vivono in libert.
Per non sfatare la loro furberia proverbiale, questi qua-
drumani calano di notte dal monte e vengono a dilapida-
re le credenze dei bravi storiani. La Montagna delle Scim-
mie io l ho girata per lungo e per largo, ma di scimmie a
onor del vero non ho visto nemmeno l ombra. La storia
delle scimmie da mettere assieme con quella dei Fenici.
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Letteratura italiana Einaudi
Alberto Savinio - Casa La vita
Sul territorio dell attuale Citt di Filippo sorgeva un
accampamento di Cabili, strana gente che in tempi re-
motissimi venne in Africa dalla Scandinavia originaria.
Sono rossi di pelo, hanno un linguaggio proprio e non si
mischiano n con gli Arabi n con gli Europei.
Bench assuefatti da secoli a una mitezza forzosa, tra-
pela tuttavia in essi l antica fierezza dei pirati. Che il go-
verno della colonia li abbia posti allo stesso livello degli
Arabi, ai quali essi e non senza ragione si considerano
superiori, lede il loro orgoglio di vecchi schiumatori del
mare. Ma scarsi di numero e malati di barbarie, non cre-
do che i Cabili possano aspirare a un destino proprio e
tanto meno risplendente.
Il passaggio di propriet si effettu nel modo meno
cruento. I Cabili chiesero trecento franchi per cedere il
campo, dopo di che si trasportarono con le loro tende in
altro luogo, abbandonando il territorio intorno alla baia
ai fondatori di Philippeville.
Sono ospite di un ricco signore del luogo, il quale mi-
schiando politica e giurisprudenza, esercita da queste
parti un potere incontrastato. Indigeni e coloni parlano
di lui col rispetto che ispira l autorit, e anche con certo
quale timore. Parte di questi sentimenti ridonda su me,
che sono l amico dell effendi. I modi del mio ospite
sono rudi e talvolta brutali. La sua maniera di trattare i
dipendenti diretta come un pugno. Tanto basta perch
costoro dicano che l effendi buono come il pane. Il
mio ospite tutto sommato un burbero benefico colo-
niale, e per quanto mi consta una specie di bambino in-
vecchiato e incapricciato d autorit.
Dentro quel testone simile a un masso di granito sca-
vato dalle alluvioni, in mezzo al quale brillano tratto
tratto due occhietti ircini e nudi cos di ciglia come di
sopracciglia, una sparuta compagnia di idee alberga pa-
cificamente, e tutte cos elementari e simili fra loro che
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Letteratura italiana Einaudi
Alberto Savinio - Casa La vita
mai un sospetto germoglia in quella mente, mai il pi
piccolo dubbio e meno che meno quella forma di reti-
cenza mentale che va sotto il nome di dubbio filosofico.
Capelli irti e rossigni gli si rizzano a sommo il cranio,
come una giovane messe sulla cima di un colle. Malgra-
do le settantacinque primavere passate sulla cute del
mio ospite stagionandola come un legno da violino, co-
stui, quando la bocca sormontata di ispidi e felini peli
apre a uno sbadiglio simile ai lunghi e soavi sbadigli dei
bambini, mostra un roseo e puro palato di giovane leo-
pardo, e sfoggia una dentatura da far invidia ai grandi
carnivori. Pure, il regime alimentare del mio ospite si
compone unicamente di frutta ed erbaggi.
Cammina col beccheggio delle papere, le punte delle
scarpe divergenti, ciondolando le braccia cortissime e
avanzando con maest la mezza sfera della pancia, che
dallo stomaco a met cosce compone una curva perfetta.
Non nel senso igienico della parola, s in quello bor-
ghese e pantofolaio, costui l uomo sano per eccellenza.
E subito dopo quelle sue arrabbiature torrenziali, alle
quali la nostra convivenza mi dava modo di assistere e
che secondo logica avrebbero dovuto risolversi in altret-
tanti accessi di febbre cerebrale, il mio ospite sedeva a
tavola con l umore pi sereno del mondo, mangiava con
la voracit di un adolescente, si addormentava in un
sonno di neonato.
Bench la vita, a detta degli stupidi, diventi sempre
pi attiva e rudimentale, la coltura gode tuttavia una
grande venerazione, e c ancora chi chiama il libro il
pane dell anima. Anche il mio ospite venera la coltura
e si composto una biblioteca magnifica, con tanti volu-
mi splendidamente rilegati che fanno bella mostra nei
plutei, mentre vaste scrivanie e poltrone profondissime,
leggii da messali e scalette portatili stanno a disposizione
dello studioso.
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Letteratura italiana Einaudi
Alberto Savinio - Casa La vita
Lasciai scorrere l occhio sulle dotte pareti di questa
citt dei libri, scoprii le opere complete di Voltaire,
quelle di Rousseau, di Racine, di Molire, e assieme le
opere degli storici, dei filosofi, dei cronisti, degli annali-
sti. Che altro desiderare? E un giorno metto mano sul
tomo decimo delle opere complete di Voltaire e faccio
per tirarlo fuori, ma assieme col tomo decimo viene fuo-
ri anche l ottavo, il settimo, il sesto, il quinto: l opera
completa insomma di colui che Vincenzo Monti nella
Bassvilliana chiama l orrendo filosofante di Ferney. E
dopo alcuni istanti di perplessit m accorgo che non
tanti tomi io ho in mano, ma un unico scatolone fatto a
imitazione di molti libri uniti assieme, dentro il quale
trovo l intera collezione di un giornaletto pornografico
stampato a Parigi sotto il Secondo Impero e intitolato
Le Voleur.
Il mio ospite ha una biblioteca magnifica, ma tempo
non ha da dedicare alla lettura. attivo, dinamico e pro-
fessa la religione del fare.
Salvo il sonno notturno, esso pure agitatissimo, e le
sonnolenze brevi dopo i pasti, il mio ospite non ha mi-
nuto di tregua, non attimo di tranquillit. Sempre in gi-
ro da citt a citt, da luogo a luogo. Sbuffante, instanca-
bile, indefesso. In questa minuscola citt di cui egli
sindaco, ha costruito una enorme Casa di Citt, una co-
lossale Casa dell Artigiano, una stazione monumentale,
e stadii, piscine, campi sportivi. Unisce la politica all av-
vocatura. Ha fama di non avere mai perduta una causa.
Se i giudici non gli sono obbedienti, rimanda la causa, si
rivale della sua autorit di senatore del dipartimento per
sostituire i magistrati, e riprende la causa davanti a un
tribunale ligio ai suoi comandi. Lavora al tavolino, lavo-
ra in piedi, lavora in automobile, lavora nei lettucci delle
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