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La sembianza del ciel, ch era sì bella,
E il piacere in colei farsi paura. 30
Un nugol torbo, padre di procella,
Sorgea di dietro ai monti, e crescea tanto,
Letteratura italiana Einaudi 129
Giacomo Leopardi - Canti
Che più non si scopria luna né stella.
Spiegarsi ella il vedea per ogni canto,
E salir su per l aria a poco a poco, 35
E far sovra il suo capo a quella ammanto.
Veniva il poco lume ognor più fioco;
E intanto al bosco si destava il vento,
Al bosco là del dilettoso loco.
E si fea più gagliardo ogni momento, 40
Tal che a forza era desto e svolazzava
Tra le frondi ogni augel per lo spavento.
E la nube, crescendo, in giù calava
Ver la marina sì, che l un suo lembo
Toccava i monti, e l altro il mar toccava. 45
Già tutto a cieca oscuritade in grembo,
S incominciava udir fremer la pioggia,
E il suon cresceva all appressar del nembo.
Dentro le nubi in paurosa foggia
Guizzavan lampi, e la fean batter gli occhi; 50
E n era il terren tristo, e l aria roggia.
Discior sentia la misera i ginocchi;
E già muggiva il tuon simile al metro
Di torrente che d alto in giù trabocchi.
Talvolta ella ristava, e l aer tetro 55
Guardava sbigottita, e poi correa,
Sì che i panni e le chiome ivano addietro.
E il duro vento col petto rompea,
Che gocce fredde giù per l aria nera
In sul volto soffiando le spingea. 60
E il tuon veniale incontro come fera,
Rugghiando orribilmente e senza posa;
E cresceva la pioggia e la bufera.
E d ogn intorno era terribil cosa
Il volar polve e frondi e rami e sassi, 65
E il suon che immaginar l alma non osa.
Ella dal lampo affaticati e lassi
Coprendo gli occhi, e stretti i panni al seno,
Letteratura italiana Einaudi 130
Giacomo Leopardi - Canti
Già pur tra il nembo accelerando i passi.
Ma nella vista ancor l era il baleno 70
Ardendo sì, ch alfin dallo spavento
Fermò l andare, e il cor le venne meno.
E si rivolse indietro. E in quel momento
Si spense il lampo, e tornò buio l etra,
Ed acchetossi il tuono, e stette il vento. 75
Taceva il tutto; ed ella era di pietra.
Letteratura italiana Einaudi 131
Giacomo Leopardi - Canti
XL
FRAMMENTO DAL GRECO DI SIMONIDE
Ogni mondano evento
È di Giove in poter, di Giove, o figlio,
Che giusta suo talento
Ogni cosa dispone.
Ma di lunga stagione 5
Nostro cieco pensier s affanna e cura,
Benché l umana etate,
Come destina il ciel nostra ventura,
Di giorno in giorno dura.
La bella speme tutti ci nutrica 10
Di sembianze beate,
Onde ciascuno indarno s affatica:
Altri l aurora amica,
Altri l etade aspetta;
E nullo in terra vive 15
Cui nell anno avvenir facili e pii
Con Pluto gli altri iddii
La mente non prometta.
Ecco pria che la speme in porto arrive,
Qual da vecchiezza è giunto 20
E qual da morbi al bruno Lete addutto;
Questo il rigido Marte, e quello il flutto
Del pelago rapisce; altri consunto
Da negre cure, o tristo nodo al collo
Circondando, sotterra si rifugge. 25
Così di mille mali
I miseri mortali
Volgo fiero e diverso agita e strugge.
Ma per sentenza mia,
Uom saggio e sciolto dal comune errore, 30
Patir non sosterria,
Né porrebbe al dolore
Ed al mal proprio suo cotanto amore.
Letteratura italiana Einaudi 132
Giacomo Leopardi - Canti
XLI
FRAMMENTO DELLO STESSO
Umana cosa picciol tempo dura,
E certissimo detto
Disse il veglio di Chio,
Conforme ebber natura
Le foglie e l uman seme. 5
Ma questa voce in petto
Raccolgon pochi. All inquieta speme,
Figlia di giovin core,
Tutti prestiam ricetto.
Mentre è vermiglio il fiore 10
Di nostra etade acerba,
L alma vota e superba
Cento dolci pensieri educa invano,
Né morte aspetta né vecchiezza; e nulla
Cura di morbi ha l uom gagliardo e sano. 15
Ma stolto è chi non vede
La giovanezza come ha ratte l ale,
E siccome alla culla
Poco il rogo è lontano.
Tu presso a porre il piede 20
In sul varco fatale
Della plutonia sede,
Ai presenti diletti
La breve età commetti.
Letteratura italiana Einaudi 133
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